martedì 3 agosto 2010

Altamura: Erano in cassa integrazione e arrotondavano l'indennità lavorando in nero.

ALTAMURA - Licenziare per difendere l’occupazione. Può essere un paradosso. Ma in tempi di crisi e di concorrenza sleale può diventare un’arma nelle mani di un’azienda per contrastare il sommerso. La Salottiweb.it ha licenziato in tronco due suoi dipendenti. Non era mai accaduto dal 2002. Anno in cui la società leader nel settore del mobile imbottito era ricorsa all’istituto dell’integrazione salariale. I due dipendenti lavoravano in nero per una ditta concorrente di Santeramo.«Anche se a malincuore, siamo stati costretti a risolvere il rapporto di lavoro» dicono dalla Salottiweb.it. «Comprendiamo bene che per un padre di famiglia non è facile vivere con 800 euro al mese. Ma occorrono misure drastiche per combattere l’illegalità in un settore in crisi dove alcune aziende usano ogni mezzo per erodere fette di mercato. Abbiamo voluto dare l’esempio. Un messaggio forte e chiaro, che serve a iniettare fiducia negli stessi lavoratori». «Non si può pretendere che dei lavoratori restino con le braccia conserte» replica Domenico Ardino, titolare dell'azienda Altamurana. «Ne va della dignità delle persone. Come imprenditori non vogliamo in nessun modo giustificare il comportamento dei due dipendenti. Ma anche l’azienda ha delle responsabilità. In passato la stessa Salottiweb.it ha affidato commesse a ditte esterne che si servivano per suo conto di operai cassintegrati. Situazioni che abbiamo denunciato puntualmente».




La filiera dei terzisti, cui le grandi industrie del divano delegano quote di produzione per abbattere il costo del lavoro allentando il cappio della crisi, è una vera e propria catena di Sant’Antonio. Spezzarla non è facile, anche se negli ultimi mesi le forze dell’ordine hanno stretto le maglie della rete dei controlli. Nel distretto unico del salotto murgiano (Matera-Santeramo-Altamura-Modugno) la concorrenza sleale è alimentata da due distinti mercati: cinese nel Materano, interno nel Barese. Basta fare una passeggiata nella zona industriale della città lucana per avere un’idea di quanto il Paese del Dragone stia «mettendo a sedere» il mondo anche da queste parti. Sono 15 le aziende cinesi che operano nell’area. La maggior parte di loro è regolarmente iscritta alla Camera di commercio. Non siamo al made in Cina, ma a un fenomeno parallelo: il made in Italy by Cinese. Se prima le aziende italiane delocalizzavano nella nazione asiatica, ora sono i suoi abitanti a venire da noi. «Gli imprenditori cinesi - lamentano dalla Salottiweb.it - calano dalla Brianza, specie da Prato e Forlì, per fare i comodi loro in casa nostra senza essere perseguiti».



L’aggressione al brand name del salotto buono italiano passa non solo attraverso l’uso di personale straniero, ma anche di materie prime d’importazione. Pratiche scorrette, dunque, che hanno una ricaduta diretta anche sui consumatori. Per ora la provincia barese del divano non è stata investita in pieno dallo tsunami cinese. Ma la manodopera asiatica è in crescita anche nella zona del capoluogo pugliese. Il ricorso al sommerso costituisce un freno per il riassorbimento dei lavoratori che sono in stand by. La Salottiweb.it, che ha 1300 persone in cassintegrazione, si è data una mission sociale: non tagliare sul personale. La società ha 3mila dipendenti in Italia, 6500 in tutto il mondo. Nel 2002 aveva un fatturato di 800 milioni, oggi di 5oo. Eppure la forza lavoro è rimasta la stessa. Se non si vuole licenziare, occorre rivedere qualcosa. Perciò la Salottiweb.it ha messo a punto un nuovo piano di sviluppo. Non solo una riorganizzazione interna. Ma anche un nuovo marchio, "L'asta del salotto" che dovrebbe consentire di aumentare i volumi di produzione reimpiegando i cassintegrati.

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